domenica 9 settembre 2018

Da leggere: Eduardo Mendoza

Eduardo Mendoza



Che cosa succede in Catalogna?

“Nel bene e nel male, sono un uomo privo di fede. Voglio credere di avere dei principii, ma non credo in nessuna religione e in nessuna patria. Ho sempre fatto in modo di vivere fuori dal mio paese. E quando finalmente riesco a mettere radici in una nuova casa, ne cerco un'altra dove trasferirmi. Mi piace essere straniero e credo di essere libero dal condizionamento della nostalgia. Se ora ho votato contro l'indipendenza, non l'ho fatto per patriottismo né mosso da lacrimoso sentimentalismo. Semplicemente, ho votato contro perché credo che l'indipendenza non sarebbe una buona cosa per i catalani”.

Così, nel settembre del 2015, Eduardo Mendoza parlava al pubblico dell’Hay Festival di Segovia a proposito delle elezioni anticipate in Catalogna, trasformate in una sorta di referendum per l’indipendenza. Da allora molte cose sono cambiate, e non in meglio, tanto che Mendoza, scrittore barcellonese che ha organizzato buona parte della propria opera intorno alla propria affascinante e contradditoria città, nel 2017 ha deciso di scrivere un breve pamphlet intitolato Che cosa succede in Catalogna (Utet, pag. 88, traduzione di Bruno Arpaia, e. 10), non per prendere posizione a favore di una parte o dell’altra (“Personalmente, non mi piace nessuna delle due”, avverte nell’introduzione), ma per tentare di diradare “i pregiudizi che pesano sull’immagine della Catalogna e della Spagna e, quindi, su ciò che sta accadendo e sui precedenti…”. Sfatare luoghi comuni, inquadrare storicamente le radici di un secolare contrasto, in modo rapido e chiaro: questo lo scopo di un libro utilissimo per chiunque voglia orientarsi in un conflitto di difficile decifrazione e del quale nemmeno Gurb, l’extraterrestre catapultato nella Barcellona preolimpica e capace di trasformarsi in chiunque, protagonista di uno dei più popolari ed esilaranti libri di Mendoza (Nessuna notizia da Gurb, pubblicato nel 1991 da Seix Barral e l’anno dopo da Feltrinelli), saprebbe trovare il bandolo.



Questa articolo è apparso sul quotidiano Il Manifesto nel settembre del 2018