Ivan Maureira Ortiz |
Una ferrea dieta di atrocità fiabesche
Un padre distratto, ossessionato e
abbagliato dal cinema di Walt Disney; una gringa
che per Disney lavora e che porta il significativo cognome di Burbank; l’orfano
Gabriel, che diffida del mondo esterno fino al momento in cui il destino gli
assegna, in prima elementare, una meravigliosa compagna di banco; Anastasia, tata
decisa a fare del suo protetto un serial killer; un bambino abusato che diventa
abusatore; una galleria di indegni “cattivi” da sopprimere…
Su questi personaggi che incrociano
i loro destini entrando e uscendo dai capitoli del breve romanzo Non leggere
i Fratelli Grimm (Edicola, pp. 110, e. 13), opera prima del cileno Ivan
Maureira Ortiz, aleggia l’ombra di un assassino autentico, il francese Emile
Dubois, giustiziere dei ricchi fucilato nel 1907 a Valparaíso e trasformato in santito dalla devozione popolare. È al
suo intervento miracoloso, infatti, che vengono attribuire le morti di cui è
responsabile Gabriel, programmato per il delitto da Anastasia cui le fiabe dei
Grimm hanno insegnato, nel corso dei lunghi anni trascorsi all’orfanotrofio, che
tutto è lecito, pur di vendicare le ingiustizie della vita.
Sottoposto a una ferrea dieta di
atrocità fiabesche, il giovane Gabriel soddisferà pienamente le aspettative della
sua tata, trasformandosi in esempio vivente dell’illimitato potere delle storie
e di quanto sia pericoloso e incauto prenderle alla lettera. Ma anche gli
adepti di Walt Disney (che “ripulì le fiabe originali di ogni elemento che
potesse disturbare la morale e ostacolare le vendite, trasformando i cruenti
racconti della tradizione orale in qualcosa di simile alla birra analcolica”) a
volte si stancano di essere buoni: per scoprirlo basta arrivare al finale di
questo paradossale e brillante esercizio di humor nerissimo, che è anche una
suggestiva parabola sul narrare, e soprattutto sull’infanzia e sulle
conseguenze del dolore che le si infligge.
Questo articolo è apparso sul quotidiano Il manifesto nel gennaio del 2022