martedì 25 gennaio 2022

Da leggere: Ivan Maureira Ortiz


Ivan Maureira Ortiz


 


Una ferrea dieta di atrocità fiabesche 

Un padre distratto, ossessionato e abbagliato dal cinema di Walt Disney; una gringa che per Disney lavora e che porta il significativo cognome di Burbank; l’orfano Gabriel, che diffida del mondo esterno fino al momento in cui il destino gli assegna, in prima elementare, una meravigliosa compagna di banco; Anastasia, tata decisa a fare del suo protetto un serial killer; un bambino abusato che diventa abusatore; una galleria di indegni “cattivi” da sopprimere…

Su questi personaggi che incrociano i loro destini entrando e uscendo dai capitoli del breve romanzo Non leggere i Fratelli Grimm (Edicola, pp. 110, e. 13), opera prima del cileno Ivan Maureira Ortiz, aleggia l’ombra di un assassino autentico, il francese Emile Dubois, giustiziere dei ricchi fucilato nel 1907 a Valparaíso e trasformato in santito dalla devozione popolare. È al suo intervento miracoloso, infatti, che vengono attribuire le morti di cui è responsabile Gabriel, programmato per il delitto da Anastasia cui le fiabe dei Grimm hanno insegnato, nel corso dei lunghi anni trascorsi all’orfanotrofio, che tutto è lecito, pur di vendicare le ingiustizie della vita.

Sottoposto a una ferrea dieta di atrocità fiabesche, il giovane Gabriel soddisferà pienamente le aspettative della sua tata, trasformandosi in esempio vivente dell’illimitato potere delle storie e di quanto sia pericoloso e incauto prenderle alla lettera. Ma anche gli adepti di Walt Disney (che “ripulì le fiabe originali di ogni elemento che potesse disturbare la morale e ostacolare le vendite, trasformando i cruenti racconti della tradizione orale in qualcosa di simile alla birra analcolica”) a volte si stancano di essere buoni: per scoprirlo basta arrivare al finale di questo paradossale e brillante esercizio di humor nerissimo, che è anche una suggestiva parabola sul narrare, e soprattutto sull’infanzia e sulle conseguenze del dolore che le si infligge.

 

 

Questo articolo è apparso sul quotidiano Il manifesto nel gennaio del 2022