Màrius Serra
Libri, rose e delitti
Chi conosce Barcellona
lo sa: il 23 aprile, giorno di Sant Jordi (ovvero San Giorgio, corredato
di armatura e drago regolamentare), servono un’infinita pazienza e un’assoluta mancanza
di fretta per farsi largo tra le migliaia di persone e le centinaia di bancarelle
e di gazebo che riempiono il centro. Nessuna città, probabilmente, può vantarsi
di una festa popolare (non un Salone, non una Fiera e nemmeno un festival) capace
di raccogliere una simile folla attorno ai libri e, secondo tradizione, anche alle
rose, preferibilmente rosse come il sangue del drago ucciso, dal quale nacque un
maestoso rosaio. Da qui l’uso di offrire alle donne, nel giorno in cui il santo
andò incontro al martirio, una rosa che è simbolo di amor cortese.
Nel 1927, ai fiori
si sono aggiunti i libri, su proposta di un editore dotato, come tutti i catalani,
del senso degli affari: così la Diada de Sant Jordi (dal 1995, per volere
dell’Unesco, Giorno Internazionale del Libro e del Diritto d’Autore, che si festeggia
in tutto il mondo) è diventata l’occasione per vendere, oltre che milioni di rose,
anche un’enorme quantità di libri, parte dei quali firmati dagli autori, che fanno
a gara per essere presenti e partecipano (purché catalani) a un premio letterario
famoso e ambito, inaugurato nel 1947.
Màrius Serra, che
il premio di cui sopra l’ha vinto nel 2012 e che da trent’anni firma le sue brave
copie in postazioni sempre più centrali, l’anno scorso ha proposto ai lettori un
catalanissimo giallo dedicato alla festa: Il
romanzo di Sant Jordi, oggi tradotto da Beatrice Parisi per Marcos y Marcos
(pag. 489, e. 18), da poco in libreria e da leggere anche se di Barcellona si conoscono,
ohimè, solo la Sagrada Familia, una sfigurata Boqueria e le selvagge
orde turistiche che percorrono il Casc antic. Molti riferimenti a luoghi
e persone, molte allusioni ironiche e diversi sberleffi non verranno colti da chi
non conosce quartieri, strade, piazze, case editrici, scrittori, giornalisti, uffici
stampa locali, ma molti e molti altri verranno afferrati al volo, visto che l’editoria
funziona più o meno dappertutto allo stesso modo, e che la trama non manca di personaggi
noti ovunque, a volte corredati del loro vero nome, e altre nascosti sotto un’identità
tenuemente fittizia.
Al di là della buona
scrittura di Serra – che i lettori italiani già conoscono per via di Farsa, un romanzo apparso presso Neri Pozza
nel 2008, e del bellissimo Quieto, pubblicato
da Mondadori due anni dopo – e di una trama poliziesca avvincente, a rendere il
libro originale e curioso sono le trappole, le trovate, l’intreccio tra realtà e
finzione che l’autore ha allestito non solo per gli amanti dei delitti, ma soprattutto
per quelli appassionati a giochi di ogni genere (di parole, da tavolo, di ruolo,
enigmistici e così via), proprio come lui, che è un grande esperto in materia e
cura per Catalunya Radio la rubrica Enigmàrius. A fargli da complice nella confezione
del romanzo è stato Oriol Comas i Coma, un cinquantenne “giocologo” che esiste davvero
ed è amico di Serra da più di trent’anni, e forse per questo gli ha permesso di
trasformarlo nel protagonista del libro, in cui appare in veste di detective, intenzionato
a scoprire come mai cinque scrittori presenti alla Diada de Sant Jordi (tutti celebri
autori di best seller) vengano uccisi con un metodo alquanto sinistro, ma discretamente
comico. Inutile dire che tra le vittime c’è anche Màrius Serra nelle vesti di se
stesso, in quanto autore di un immaginario romanzo ispirato a Eleusis, famosissimo
gioco creato da Robert Abbott nel 1956, che andrà pericolosamente realizzandosi
nel corso della vicenda. In conclusione, un romanzo ironico e gradevolmente acido
in cui si mescolano accenni alla Repubblica catalana, ritratti di scrittori dall’ego
ingombrante, e la vivace satira di un business editoriale sempre più identificato
con quello dell’intrattenimento. Nel frattempo, chi sta uccidendo gli scrittori
del Sant Jordi, e perché? Lo scopriremo solo leggendo.
Questo articolo è
apparso sul quotidiano Il manifesto nell’aprile del 2019